Una lettera breve. Coincisa. Toccante. Poche righe scritte nei confronti di chi ha strappato alla vita la sua donna. La madre di suo figlio.
Antoine Leiris, affida ad un social network le sue parole. Subito dopo essere stato chiamato per il riconoscimento della moglie. Hélène, da 12 anni compagna di Antoine, è morta venerdì sera. Lui, 34 anni e papà di un bimbo di 17 mesi, sottolinea il suo non odio, rimarcando la sua libertà. Quella libertà che molti, stanno rivalutando.
Venerdì sera più attacchi terroristici hanno colpito la città di Parigi. Ma la città e il popolo francese non ci ha pensato su due volte ad aiutare gli sventurati, presenti nelle zone adiacenti gli attacchi.
Pochi minuti dopo gli attentanti, i parigini hanno aperto le loro porte a perfetti sconosciuti, offrendo ospitalità a chi girava terrorizzato per le strade utilizzando l’hashtag #PorteOuverte su Twitter.
Fino a lunedì mattina Antoine ha sperato che la sua Hélène fosse riuscita a fuggire. Sperava con tutto sé stesso, soprattutto per il figlio che non fosse tra la vittime degli attentati di venerdì sera. Poi però è arrivata quella telefonata. Dalla morgue lo hanno chiamato per identificarne il corpo.
«L’ho vista stamattina. Finalmente, dopo giorni e notti d’attesa. Ed era così bella, bella come quando è uscita venerdì sera, bella come quando mi ha fatto follemente innamorare di lei 12 anni fa». «Venerdì sera avete rubato la vita di una persona eccezionale, l’amore della mia vita, la madre di mio figlio ma no, non avrete il mio odio», scrive.
«Non so chi siete e non voglio saperlo, siete delle anime morte. Se il Dio in nome del quale uccidete ciecamente ci ha fatti a sua immagine, ogni pallottola nel corpo della mia donna sarà allora una ferita nel suo cuore. E io allora non vi farò il dono di odiarvi. Certo lo meritereste ma rispondere all’odio con la collera sarebbe cedere alla stessa ignoranza che vi ha resi ciò che siete», afferma Leiris.
«Certo che sono devastato dal dolore, questa piccola vittoria ve la concedo, ma sappiate che sarà di breve durata. Io so che lei ci accompagnerà ogni giorno e che la ritroveremo nel paradiso delle anime libere nel quale voi invece non avrete mai accesso», continua il giornalista.
Nulla sarà come prima, tutto è cambiato ma Antoine ci tiene a ribadire il suo pensiero, anche adesso che è rimasto solo col suo piccolo. «Siamo solo in due ma siamo più forti di tutti gli eserciti del mondo. Tra l’altro, ora devo andare: devo andare da Melvil che si sta per svegliare dal suo riposino. Ha solo 17 mesi e come ogni giorno mangerà la sua merenda e poi andremo a giocare come sempre e per tutta la sua vita questo bambino vi farà l’affronto di essere felice e libero. Perché no, non avrete nemmeno il suo odio».
«Non avrete il mio odio» si intitola la lettera. E’un grido di dolore, ma silenzioso. Lunedì mattina le scuole sono state riaperte, nel pomeriggio è stata la volta dei musei, Tour Eiffel compresa. E mentre la torre simbolo di Parigi si illuminava con i colori del tricolore francese il presidente François Hollande lo ribadiva nel suo discorso al Congresso: «Dobbiamo continuare a vivere e a influenzare il mondo».
Tutto è cambiato. Soprattutto la libertà. Ma da venerdì sera, subito dopo gli attacchi, il popolo parigino è stato il prima a rimettersi in piede, mostrandosi solidale con gli altri.