Piovono Parole. Il quarto brano

Piovono Parole. Il quarto brano "Una moneta troppo grande" di Ludovica Bigozzi

03/02/2016

Jeszcze Polska nie zginęła …
“Bo-boom, bo-boom, bo-boom”, il mio cuore scalpita. Per la prima volta sto cantando l’inno della mia nazione, fiero della mia nazione. Ancora non ci credo. E come faccio? Nonostante i miei 120 kg mi sento fragile come un grissino quando affonda nel formaggio. E anche molto timoroso. Intanto canto, ma come se non sapessi bene dove mi trovo. In realtà, lo so. Sono contemporaneamente in Australia, in Italia, in Francia, in Germania, in Inghilterra, in Cina... e in Polonia. La mia faccia commossa è proiettata ovunque, ma io non ho ancora capito bene dove caspita sono. Forse al settimo cielo, o meglio al primo. Al primo gradino, insomma. Sono di guardia sul podio e davanti a me ci sono flash di macchine fotografiche pronti ad accecarmi e ad immortalarmi nel momento peggiore: un occhio chiuso, la bocca spalancata e la lingua di fuori. Mettiamoci anche il rossore per l’emozione e la goccia di sudore per la fatica prestata, e poi sì che sarà la foto dell’anno! Vabbè, non importa.
Ho vinto e in tutto il campo rimbomba il megafono: ” Pawel Fajdek vince la medaglia d’oro nel lancio del martello!”.
SENSAZIONALE. Il mondo è sotto di me e io sono il suo campione. Lo sfido, mordo la medaglia e la stringo forte con i denti, proprio come se lo facessi con l’intero pianeta: <>. Mi batto il petto davanti alle telecamere. Semplicemente, sono diventato campione del mondo. Sudo freddo, caldo, poi freddo, poi caldo. Insomma sudo. E mi dispiace anche per chi mi sta guardando e rido per la foto che vedrò domani sui giornali. Mamma dirà comunque che sto benissimo, penso mentre sudo. Stasera si festeggia!! Sarò stanco? Sopraffatto dall’emozione provata? Ma chissenefrega, tanto ora sono il campione del mondo e dentro di me ripeto all'infinito: “IL”. L’inno si conclude. Saluto con la mano questa miriade di occhi a mandorla e ringrazio la splendida Pechino per l’opportunità. Nemmeno mi faccio la doccia: stardust, questo giorno stellare deve restare “vissuto” e non voglio rimuoverne neanche un granello. Il getto d’acqua potrebbe lavare via anche la mia gioia ed io non voglio, me la tengo proprio tutta e lascio che il sudore si asciughi, per non lavare via nemmeno quello. In fondo, è il migliore testimone della mia estenuante prova. Puzzo di gloria, penso, e rido. Quindi, esco. Ci sono pochi degli atleti presenti in città. Ma l’importante è che ci siamo io e l’alcool, per festeggiare come si deve! Io e la mia felicità entriamo nel locale più costoso di Pechino e ordiniamo da bere. Ci sono anche gli altri: soprattutto inglesi e tedeschi. C’è chi beve per dimenticare la sconfitta ottenuta in gara e chi, come me, per festeggiare la vittoria. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove. Nove bicchieri di vino. Uno, due, tre. Tre bicchierini di vodka. Uno, due, tre, quattro. Quattro bicchierini di cognac. Canto, sì, ma ora non l’inno. Canto frasi prive di senso e ballo. Ruoto su me stesso come se dovessi lanciare e poi giù a terra. Come durante la premiazione, inizio a non capire più dove mi trovo. Forse, ora nel paese delle meraviglie. Divento rosso, ma non più per l’emozione. È il caldo e il vino, penso. Tre secondi e non penso più. Ora, però, so dove mi trovo: fuori. Fuori di me. E dicono che sono ubriaco. Non so se credere a questa gente oppure no. Perché? Non saprei, ma le mandorle non mi sono mai piaciute. Deliro. E dicono che sto delirando. Ancora non ci credo. Esco fuori da locale, da solo. Che belle macchine colorate, le saluto. Ehi, perché si ferma?!
“I-A-X-T”, non capisco cosa ci sia scritto sopra. “T-X-I-A”, mi si muove tutto…. “T-A-X-I”. Taxi? Ah si, un taxi! Ma sì, lo prendo e mi faccio portare alla gara. Dovrebbe essere tra poco … sì, la gara. <>, dice il tassista. <>, rispondo. << Portami alla gara, per favore..Please let me to the race>>. <>. <>, guarda un po’ questo maleducato!...Tutto intorno gira, io sono fermo. Stessa sensazione di quando faccio girare il mio T-A-M-R-T-L-O-L-E, … M-A-T-E-R-L-L-O. NO! M-A-R-T-E-L-L-O, ecco! <>. Bene perfetto. <>, << Shi yuan … Ten yen>>.
Ho solo monete piccole ma voglio essere generoso. Che si prenda pure la moneta che ho al collo. E si tenga anche il resto.

Ludovica Bigozzi, è una studentessa all’ultimo anno del liceo scientifico G.Marconi di Grosseto. Amante degli animali, è da poco la felice proprietaria di Eva, pestifera e dolcissima golden retriever. Le piace il mistero e descrivere gli strani meccanismi della mente. Ha partecipato all’edizione del Festival delle Generazioni di Bologna grazie al progetto di Scuola Twain.