La prima donna, eletta leader dai giovani musulmani

La prima donna, eletta leader dai giovani musulmani

18/05/2016

Nadia Bouzekri, 24 anni, studentessa universitaria di management, nata a Sesto San Giovanni da un impiegato e da una casalinga di origini marocchine, è la nuova presidente dell’associazione che riunisce i fedeli islamici tra i 14 e i 33 anni. 


Nadia è la prima donna a guidare l’associazione. All’assemblea che l’ha eletta a Piacenza le ragazze velate erano da una parte, i maschi dall’altra; il ruolo femminile nel mondo islamico è spesso nel mirino: «Bisogna distinguere tra la religione e il retaggio culturale tradizionale - precisa -. L’Islam non limita la donna anzi la pone a un livello pari, se non superiore per alcuni aspetti, a quello dell’uomo. Anche in Italia le donne guadagnano meno degli uomini: c’è ancora tanto da fare indipendentemente dal credo». 


I Giovani musulmani d’Italia sono in espansione: oggi contano 1200 soci e 51 sedi alle quali, nei prossimi mesi se ne aggiungeranno altre venticinque. L’associazione è in crescita e ce la sta mettendo tutta per emergere. I soci si autofinanziano e tutti insieme si partecipa a bandi pubblici su particolari progetti. 


Alla domanda “Che cosa desidera un ragazzo musulmano oggi in Italia?”, la neo presidentessa, risponde senza giri di parole: «Vorremmo non dover sempre dimostrare di essere davvero italiani, non dover ribadire a ogni strage che siamo contro gli attentati, che quella non è la nostra fede. Credevamo che l’equazione islamismo e terrorismo fosse superata, invece sentiamo tanta diffidenza verso di noi. Il velo o i simboli islamici sono collegati ad aggressività, violenza o estremismo: niente di più sbagliato». 


Nadia è nata in Italia, ma ha ricevuto la cittadinanza solo alla maggiore età e racconta di quando ha ricevuto la lettera che le chiedeva se scegliesse la nazionalità italiana. Dapprima ha sorriso, perché lei è profondamente italiana, poi ha riflettuto sull’accaduto ed ha dichiarato: «Lo Stato deve fare un passo verso le seconde generazioni di immigrati. È assurdo che bambini nati qui debbano andare in questura per rinnovare il permesso di soggiorno». 


 Ma anche nelle altre nazioni europee, dove l’immigrazione è cominciata prima che in Italia, l’integrazione non è un problema di cittadinanza. «Servono pari opportunità reali – afferma- ho amiche che avevano concordato stage che poi si sono viste rifiutare al colloquio, quando le hanno viste con il velo. Lo Stato deve stringere un’intesa con l’Islam riconoscendo i luoghi di culto: così ci saranno spazi di preghiera trasparenti. La lezione belga e francese ci insegna che i terroristi non frequentano centri islamici, hanno una visione distorta della religione, costruita su Internet». 


Single e con la passione della fotografia, ama Marrakech, città di provenienza della famiglia. Circa il futuro, ha le idee chiare: «Studio per la laurea magistrale a Reggio Emilia e in futuro mi vedo una manager. Desidero essere utile alla società».